La Camera ricorda

Adolescenti brufolosi nei banchi dell’Udc, Bruno Vespa in quelli del Pd, Brunetta al posto di Berlusconi, Berlusconi abbronzatissimo che parlotta amabilmente con Napolitano: a volersi divertire, la cerimonia di stamattina alla Camera offriva parecchi spunti da cabaret. Ma non era il momento, davvero: Eli Wiesel, sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti, è venuto in Aula per la Giornata della memoria. Prima di lui ha preso la parola Fini, che di Wiesel ha citato una frase straordinaria: “Il contrario dell’amore non è l’odio, ma l’indifferenza”. Ed è proprio un calcio all’indifferenza quello che questo giorno vuole rappresentare, dai tempi in cui – era il 2000 – il nostro Furio Colombo chiese al Parlamento di istituirlo. La testimonianza dello scrittore, ormai 82.enne, è stata una rasoiata alla schiena: in alcuni passaggi – come quello della deportazione nel campo di sterminio, durante la quale molti morirono sul treno ed altri urlarono al proprio Dio con tutta la forza rimasta – ho avuto difficoltà a trattenere le lacrime. Oltre al racconto, poi, c’era il monito per il nostro tempo, che Wiesel non ha mancato di sottolineare: “il silenzio non aiuta mai la vittima, ma aiuta sempre l’aggressore”, ha ricordato, aggiungendo che “chiunque ascolta un testimone diventa un testimone”. Ma c’è un ma, e non sarei onesto se facessi finta di nulla. A rischio di non essere politically correct, perché certe cose – come mi ha detto un mio collega – si possono pensare ma non dire. Pur avendo apprezzato buona parte del discorso di Wiesel, ho qualcosa da obiettare sulla sua valutazione del presente. Ha detto, è vero, che la pace tra Israele e Palestina si farà (“Se hanno fatto pace Israele e la Germania, accadrà anche questo”), ma nel complesso non ha saputo resistere alla tentazione di fornirci una lettura unilaterale del conflitto in Medio Oriente: il presidente iraniano Ahmadinejad dovrebbe essere arrestato, gli attentati kamikaze vanno considerati crimini contro l’umanità, i rapitori del soldato israeliano devono liberarlo. Tutto giusto, per carità, ma mi pare che manchi l’altra faccia della medaglia: dove è il riferimento alle colonie? Dove quello alle condizioni di vita nei Territori? E quello alle rappresaglie sproporzionate dell’esercito israeliano, più volte condannate anche in sede internazionale? Avrei potuto capire un discorso del genere in bocca al presidente della Knesset, ma da un premio Nobel per la Pace – lo dico con grande sincerità – mi attendevo un approccio più alto, più equidistante. Se no, a forza di mettere sullo stesso piano la follia nazista e l’intifada palestinese, si rischia di ridurre un conflitto così complesso come quello mediorientale, con radici profonde e soluzioni difficili, alla categoria di antisemitismo.

8 risposte a “La Camera ricorda

  1. Credo che abbia ragione il tuo collega certe cose nel nostro mondo occidentale si possono pensare, ma non dire, speriamo che il tuo giusto rilievo non ti esponga a critiche distruttive.
    Continua però a fare ciò che ritieni giusto da elettore mi piace in un politico.

  2. Lode al suo coraggio onorevole, che queste cose ha il coraggio di dirle (o perlomeno di scriverle).

    Ma credo che sia ancora lontano il momento quando in un paese occidentale i politici avranno il coraggio di affermare con forza che l’antisionismo è diverso dall’antisemitismo (senza essere prontamente tacciati di antisemitismo).

  3. Stavolta ti applaudo in piedi!
    Bravo Sarubbi!
    Oh è la prima volta che succede da quando ti leggo 🙂

  4. si si, proprio come dicevano gli antichi, “Audiatur et altera pars”…
    Ad esempio http://www.consapevolmente.org/site/modules/news/article.php?storyid=286
    Quindi, nei momenti cosi delicati meglio non invocare i sentimenti bassi e distruttivi come l’odio, la vendetta, ecc.
    Ovviamente, alle vittime del fascismo,_a_ tutte_ le_ vittime_ del_ fascismo – requiem aeternam. Nessuno dimenticato e nulla dimenticato! Tutto il resto sono delle speculazioni politiche e demagogia.

  5. Mentre Elie Wiesel faceva l’Elie Wiesel al Parlamento italiano (ha detto quello che dice sempre), alla Knesset – il Parlamento israeliano – un deputato arabo, Ahmed Tibi, diceva parole molto più coraggiose e più significative sulla Shoah. Un link secondo me da non perdere:
    http://www.haaretz.com/hasen/spages/1145549.html

  6. Quello che mi piace molto di te Andrea è la tua capacità di andare sempre in profondità rispetto ad ogni vicenda e di esprimere il tuo pensiero con grande coraggio: oggi infatti era molto più facile lasciarsi giustamente commuovere fino alle lacrime per l’orribile sterminio che è stato compiuto… fino al punto da lasciarsi condizionare dall’intervento proposto, mentre tu coraggiosamente hai saputo cogliere e comunicare il limite che tale riflessione conteneva.
    Riguardo a quanto hai detto e che condivido pienamente voglio aggiungere questa significativa e pregnante frase di Chehata Haroun, un avvocato egiziano ed ebreo, scomparso nel 2001. Sulla sua tomba sono state lette queste righe, che egli stesso aveva scritto:
    “Ogni essere umano ha numerose identità.
    Io sono un essere umano. Sono egiziano
    quando gli Egiziani sono oppressi. Sono nero quando i neri sono oppressi. Sono ebreo
    quando gli ebrei sono oppressi e sono palestinese quando i palestinesi sono oppressi”.

  7. Già. Bravissimo, Andrea.

  8. manlio laurenti

    Poi,quando Israele attacchera’ l’Iran,cosa che l’ECONOMIST da’ praticamente per scontata nel suo ultimo articolo,gli stessi che ora si commuovono si indigneranno,e scopriranno che i siti nucleari iraniani sono circondati da asili pieni di bambini innocenti.

Lascia un commento